Le Storie

In Salita, Ma Non Sempre

Da oltre 200 anni la famiglia Grivel e la loro omonima azienda sono strettamente legate all’alpinismo. Negli anni 80, dopo un periodo di crisi, Gioachino Gobbi Grivel riportò l’azienda famigliare a brillare a livello internazionale. Ancora oggi la dirige con anima e corpo.

Gioachino Gobbi passeggia davanti alla sede centrale di Grivel. L’Espace Grivel, per tanti anni sede di produzione dell’azienda, oggi ospita uffici ed uno spazio espositivo. Le ampie vetrate dell’edificio dalle linee marcate riflettono l’immagine delle montagne circostanti. Tra le nuvole rade si intravede anche il Monte Bianco di Courmayeur e in particolare la parete sud-orientale. É lì che Gioachino volge il suo sguardo, quando gli chiedo come è nata l’azienda Grivel. Si volta verso di me, mi guarda e dai suoi occhi traspare forte determinazione. Poi inizia a parlare di qualcos’altro, cioè della storia delle montagne. Ma sin dalle prime battute è chiaro che le due cose sono strettamente correlate fra di loro e per diversi aspetti quasi congruenti. Gioachino continua a parlare. É un uomo loquace, piacevole da ascoltare.

Grivel – una storia lunga 200 anni


“La storia di Grivel risale a più di 200 anni fa.” In quel periodo i membri della famiglia Grivel - di cui Gioachino è un discendente - lavoravano come fabbri e realizzavano utensili per gli agricoltori della zona. Quando in regione arrivarono i primi ricercatori da ogni parte del mondo per conquistare le vette di questa zona, fu la famiglia Grivel a produrre per loro l’attrezzatura necessaria. Nel 1909, l’ingegnere Oscar Eckenstein, originario della Germania, ma residente in Inghilterra, era alla ricerca di qualcuno che potesse realizzare per lui un paio di ramponi, ma ovunque ricevette risposte scettiche. Non da Henry Grivel. Fu lui a realizzare i primi ramponi moderni oltre 110 anni fa. 20 anni più tardi suo figlio - Laurent Grivel - rivoluzionò l’alpinismo, inventando le punte frontali sui ramponi. 
“Da allora, gli scalatori poterono affrontare la salita con il volto rivolto verso la parete e non dovettero più muoversi lateralmente”, spiega Gioachino. Un vantaggio decisivo che accelerò il ritmo della scalata e divenne palese nella prima ascesa della parete nord dell’Eiger. Nel luglio del 1938 i due tedeschi Anderl Heckmair e Ludwig Vörg superarono gli austriaci Heinrich Harrer e Fritz Kasparek lungo la via che attraversa la parete. Harrer scrisse a tal proposito nel suo libro “Ragno bianco”: “C’erano due alpinisti che salivano correndo lungo il secondo campo di neve della parete. Correvano, non si arrampicavano.” Heckmair e Vörg indossavano ramponi a dodici punte di Grivel. Kasparek ne indossava un paio a dieci punte, mentre Harrer ne era completamente sprovvisto. Anche nei decenni a venire le invenzioni di Grivel furono determinanti per molte prestazioni pionieristiche nel settore dell’alpinismo: la prima scalata del K2 e del Monte Everest sono solo due esempi.

Nuovo vento e nuovo slancio


Tuttavia, dopo anni di successo seguì una fase difficile per Grivel. All’inizio degli anni 80, la globalizzazione creò molta concorrenza e Grivel perse terreno sulla scena internazionale. Fu proprio in questo periodo che entrò in gioco Gioachino. “Erano alla ricerca di qualcuno che fosse sufficientemente pazzo da acquistare l’azienda. Beh, ero io”, racconta ridendo. Insieme ad alcuni amici non solo riuscì a reperire i mezzi finanziari, ma portò anche una ventata d’aria fresca all’interno dell’azienda: con Gioachino e il suo slancio arrivò anche l’innovazione. Nel 1986 Grivel produsse la prima picozza a manico curvo. Piano piano le cose ricominciarono ad andare per il verso giusto: “Lo sport e le sue esigenze erano fortemente cambiati nel corso dei decenni. Noi eravamo chiamati a rispondere a questi cambiamenti, ma senza perdere di vista i valori in cui abbiamo sempre creduto. Penso che ci siamo riusciti bene.”

Anche questa è una caratteristica che contraddistingue Gioachino: i valori gli stanno a cuore. Innovazione responsabile unita a tradizione, qualità attraverso esperienza e produzione sostenibile per lui non sono solo parole vuote, sono principi che lui rappresenta e che in casa Grivel vengono applicati. “Noi di Grivel viviamo di una natura intatta, ecco perché la rispettiamo e la tuteliamo”, dice Gioachino. Per questo motivo, la sede di produzione sita a Champagne in Val d’Aosta dispone di 7000 metri quadri di pannelli solari, che garantiscono alla produzione piena autonomia energetica. Ancora adesso Grivel produce la maggior parte dei propri prodotti in questa regione e non in paesi a basso costo di manodopera. Un atto dovuto non solo per garantire la qualità dei prodotti, ma anche un gesto di responsabilità nei confronti della manodopera locale. E Giochino ci aggiunge anche un motivo molto banale ed egoistico: “Quando esco dalla porta, voglio vedere le mie amate montagne”, dice rivolgendo nuovamente lo sguardo versi i monti.

www.grivel.com

Testo: Harald Triebnig
Foto: Sophie Kirchner // friendship.is

06 Maggio 2020

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